Dott. Vincenzo Alvino

SPECIALISTA IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA
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Ultimo aggiornamento il 09/02/2016 alle ore 13:41


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Autopalpazione Mammella Quanto È Importante

L'unico autorizzato ad effettuare una consulenza medica ed esprimere un parere riguardo ad una vostra richiesta è il vostro medico, per cui tutte le informazioni presenti sul sito hanno carattere puramente informativo e non possono in alcun modo sostituire quello che è il suo parere.

<h1class="enfasi">QUANTO E' IMPORTANTE FARE L'AUTOPALPAZIONE DEL SENO

Si riportano alcuni dati riguardanti il Tumore al Seno forniti dalla Lega Italiana per la Lotta ai Tumori (LILT):

  • Il tumore al seno rappresenta 1/3 di tutti i tumori diagnosticati

  • Si hanno 41000 nuovi casi ogni anno

  • Circa 1/33 delle donne muore per cancro mammario

  • E' la prima causa di morte per tumore nelle donne

  • Se scoperto in fase iniziale si può avere la GUARIGIONE nel 90% dei casi

  • Negli ultimi anni lo screening precoce ha fatto diminuire la mortalità del 40% (dati 2009)

Il tumore del seno è quindi, ancora oggi, una delle maggiori cause di morte nel nostro paese per il sesso femminile e se da un lato si è fatto molto per fronteggiare tale patologia, molto si può ancora fare per prevenirla, soprattutto dopo i 50 anni, considerando che nell'80% dei casi in cui si presenta, interessa soggetti che hanno superato i 50 anni d'età e la prevenzione deve essere la prima arma da utilizzare per contrastarla.

Agli inizi degli anni settanta le prospettive di cura delle pazienti con tumore mammario erano piuttosto sconfortanti in quanto da una parte i trattamenti di cui si disponeva erano gli stessi da oltre settanta anni e nessuna nuova tecnica chirurgica, farmaco o progresso era stato fatto negli ultimi decenni. Tutte le donne erano curate nello stesso modo in pratica con l'asportazione totale della mammella di frequente seguita da radioterapia, indipendentemente dall'età, dalle dimensioni del nodulo e dallo stadio della malattia. D'altro canto erano molte le pazienti che si presentavano a controllo con grossi noduli e linfonodi sotto l'ascella, quindi con malattia molto avanzata.

La paura di scoprire di essere ammalata di un tumore al seno, il terrore per l'asportazione del seno (mastectomia), un malinteso senso del pudore, la scarsa attenzione al proprio corpo e la completa disinformazione spingevano molte donne che si accorgevano di avere un nodulo a sottovalutarne l'importanza e nasconderlo a se stesse, ai propri familiari e al medico finché la situazione non diventava insostenibile. Nel frattempo, però, la malattia progrediva e, di contro, diminuivano le possibilità di guarigione.

In quel periodo molte associazioni, per lo più costituite da pazienti operate, cominciarono una massiccia opera di informazione per coinvolgere le donne e renderle parte attiva nel processo di diagnosi, diffondendo la tecnica dell'autoesame del seno.

Oggi le donne sono molto più attente alla loro salute e al loro corpo, sono consapevoli dell'importanza di una diagnosi tempestiva e sono interessate alla prevenzione. Nel frattempo nuove procedure chirurgiche hanno reso possibile interventi curativi non deturpanti, che rispettano l'estetica e l'integrità psico-fisica, mentre nuovi farmaci e terapie radiologiche consentono di guarire un numero sempre maggiore di persone. Il panorama è, però, profondamente mutato soprattutto grazie alle campagne d'informazione e di educazione sanitaria ed a quelle di diagnosi radiologica di massa, gli screening, che hanno drasticamente aumentato la percentuale delle pazienti che si rivolgono al chirurgo con una malattia in una fase molto precoce e, perciò, con ottime possibilità di guarigione.

Spesso, dopo una visita senologica, una mammografia od una ecografia mammaria, viene suggerita l'esecuzione periodica dell'autopalpazione del seno. Molte donne, tuttavia, provano disagio a farla, ritenendo di non esserne capaci o perchè temono di scoprire qualcosa di allarmante. Ma al giorno d'oggi viene discusso se sia veramente utile l'autoesame del seno, quante probabilità ci sono eventualmente di scoprire una lesione veramente pericolosa e del perché  possa essereancora giustificato consigliare l'autopalpazione del seno. Ricerche eseguite a questo proposito, hanno messo in evidenza che l'autopalpazione non può modificare le percentuali di guarigione nelle donne che eseguendola si scoprono un nodulo. Il presupposto della prevenzione consiste infatti nello scoprire il tumore quando questo non ha ancora raggiunto dimensioni tali da renderlo avvertibile con la palpazione. Il nodulo che può essere scoperto dalla donna o dal suo medico, potrebbe aver già raggiunto dimensioni tali che non può, tranne eccezioni, essere definito "precoce". La prevenzione, o come più correttamente dovrebbe essere chiamata, "l'anticipo diagnostico", si basa piuttosto sulla mammografia che può svelare noduli tanto piccoli da sfuggire all'esame manuale. Ben si comprende, quindi, che lo sforzo dei medici si debba concentrare nel sottoporre il maggior numero di donne, oltre i quaranta anni, ad una mammografia periodica, per cui, l'esame manuale, specie quello eseguito dalla donna stessa, potrebbe diventare superfluo. Bisogna, inoltre, considerare che per molte donne l'autoesame è fonte d'ansia ed è possibile che si allarmino, senza motivo, nel palpare alterazioni che, in realtà, sono in genere normali cambiamenti della ghiandola mammaria durante il periodo fertile o patologie certamente non pericolose.

In definitiva, perciò, pur riconoscendo all'autopalpazione molti meriti, si può affermare che tale esame potrebbe non risultare necessario, se la donna si sottoponesse regolarmente alla mammografia o, se sotto i quaranta anni, a visite specialistiche ed ecografie secondo il calendario che il proprio medico le dovrebbe consigliare. Ovviamente se la donna riesce ad eseguire l'autoesame in modo corretto, con serenità, senza paure od ansia, e raggiunge una buona conoscenza di "come" è fatto il suo seno, questo test può aiutare certamente a sentirsi più tranquille. Tenendo anche presente che quest'organo subisce numerose trasformazioni nel corso della vita ed in occasione di eventi dell'esistenza della donna, come ad esempio accade nel corso della gravidanza, durante l'allattamento e col progredire dell'età, menopausa compresa.

L'autopalpazione dunque va considerata come un modo per capire grossolanamente un'eventuale trasformazione che il seno possa subire e, poiché non dovrà essere di certo la donna a formularsi una diagnosi, ogni variazione riscontrata, andrà sottoposta e valutata col proprio medico che, dopo aver confermato l'eventuale sospetto della paziente, la indirizzerà, ove lo ritenga opportuno, a sottoporsi ad una ecografia, ad una mammografia, ad una termografia o a quant'altro possa risultare utile a dirimere dubbi ed alla formulazione di una diagnosi.

IN QUALE PERIODO DEL CICLO, E COME, ESEGUIRE CORRETTAMENTE L'AUTOESAME?

La prima cosa da fare è scegliere il momento più favorevole per fare l'esame. La mammella, nel periodo fertile della vita, mostra, infatti, modificazioni mensili legate al ciclo mestruale. Il seno è costituito da una parte ghiandolare, quella che produce il latte, e da tessuto fibroso e grasso che sostiene la ghiandola. Il tutto è rivestito dalla pelle con l'areola ed il capezzolo.

Ogni mese, sotto l'influenza degli ormoni, la ghiandola mammaria si prepara ad una possibile gravidanza ed al successivo allattamento e, per questo, diventa più voluminosa, compatta, turgida, consistente per aumento del numero delle cellule e del contenuto in acqua, mentre i vasi sanguigni s'ingrossano per portare una maggiore quantità di sangue. Queste modificazioni, che intralciano la palpazione della mammella, raggiungono il loro massimo subito prima delle mestruazioni. In questa fase è bene non eseguire l'autopalpazione.

Se non si instaura una gravidanza, dopo la mestruazione, la ghiandola, lentamente, riprende il suo aspetto regolare: diminuisce il turgore, diventa più morbida, si riduce il contenuto in acqua e l'apporto di sangue finché tra il decimo ed il quattordicesimo giorno dall'inizio delle ultime mestruazioni, la mammella comincia nuovamente a predisporsi per una possibile gravidanza. È questo, perciò, il momento migliore per eseguire l'autoesame, ma anche la visita medica e l'ecografia. C'è, tuttavia, una certa variabilità individuale e per questo ogni donna dovrebbe capire con l'esperienza, qual'è, per lei, il momento più favorevole per l'autoesame.

Per le donne in menopausa questa regola non vale, poiché, con il venir meno del periodo mestruale, la mammella non è più soggetta a cicliche modificazioni.

Dopo la menopausa, inoltre, la ghiandola mammaria, non più stimolata dagli ormoni, va gradualmente incontro ad involuzione. In altre parole si restringe sino a scomparire quasi del tutto ed è rimpiazzata dal tessuto adiposo, il che rende molto più agevole la palpazione, perché il grasso è soffice ed omogeneo. Anche in questo caso c'è un'ampia variabilità. Ci sono donne anziane che hanno ancora abbondanti residui ghiandolari ed altre, molto più giovani, che presentano una completa sostituzione della parte ghiandolare con tessuto adiposo.

Nelle donne che seguono la terapia ormonale per contrastare i disturbi della menopausa, la palpazione deve essere eseguita preferibilmente intorno al quattordicesimo giorno di terapia. È buona norma per chi esegue una terapia ormonale sostitutiva sottoporsi annualmente ad una mammografia.

Le donne che decidono di eseguire l'autopalpazione devono tener presenti alcuni concetti molto importanti e cioè che:

  • L'autopalpazione non può sostituire, in alcun modo, la visita medica, né tanto meno la mammografia o l'ecografia, ma può essere, se gradita alla donna, un'integrazione a questi esami che devono essere, in ogni modo, eseguiti secondo il calendario consigliato dal medico.

  • Quel che si richiede alla donna non è fare una diagnosi, cosa che può essere difficile anche per lo specialista, ma solo di "accorgersi di un cambiamento" da segnalare al medico.

  • Le "alterazioni" che la donna può percepire palpandosi sono, nella stragrande maggioranza dei casi, legate alla normale struttura del seno o a "lesioni" totalmente benigne. I noduli maligni sono, infatti, una percentuale molto bassa rispetto a quelli privi d'importanza clinica. È sbagliato, perciò, spaventarsi per aver palpato qualcosa di "anomalo" poiché le probabilità che si tratti di una lesione pericolosa sono molto basse.

COME ESEGUIRE L'AUTOPALPAZIONE

L'autocontrollo delle mammelle si effettua mediante:

  • L'OSSERVAZIONE

  • L'AUTOPALPAZIONE

Come si effettua l'osservazione

Il miglior modo è posizionarsi in piedi davanti ad uno specchio ed osservare, innanzi tutto, l'aspetto del proprio seno, prima abbandonando le braccia lungo il corpo, dopo sollevandole contemporaneamente in alto. Così si possono evidenziare, differenze nella forma tra i due seni, mutamenti dell'aspetto ed, in particolare, retrazioni, cioè affossamenti, del capezzolo o depressioni della pelle in un qualsiasi punto della mammella. La retrazione del capezzolo è una condizione molto frequente che spesso interessa ambedue le mammelle e, se presente da molto tempo, non è pericolosa. Se, invece, la retrazione compare improvvisamente deve essere segnalata al medico perché potrebbe essere il segno di un nodulo posto immediatamente dietro il capezzolo. Allo stesso modo una retrazione della cute, prima non presente, potrebbe essere correlata con un nodulo sottostate e deve spingere la donna a chiedere il parere del sanitario.

A questo punto inizia l'autopalpazione.

Dapprima sdraiate, dopo in piedi o sedute. Il braccio, del lato della mammella che si vuole esplorare, deve essere spostato in alto, preferibilmente appoggiando il palmo della mano sulla nuca e spingendo il gomito un po' all'indietro. Con l'altra mano s'inizia a palpare la mammella, tendendo le dita unite e appoggiandole delicatamente, dapprima, sull'areola, poi su tutta la mammella, in modo ordinato, per non tralasciare alcuna parte, meglio esplorando il seno in modo circolare, iniziando dalle zone più interne, per passare poi a quelle esterne. La mano deve esercitare una dolce pressione sulla mammella ed eseguire dei piccolissimi movimenti circolari per cercare di separare gli elementi della ghiandola sottostante. Particolare attenzione deve essere posta all'esplorazione della porzione superiore esterna del seno, che è la zona in cui è, di norma, presente la maggiore quantità di tessuto ghiandolare.  

Quali sono i reperti che più frequentemente si ipossono riscontrare?

Per quanto riguarda l'eventuale presenza di uno o più noduli, vanno localizzarli bene, facendo attenzione al luogo in cui si trovano, o si trovino, se nel seno o più all'interno verso l'ascella, così come importante è il fatto di capire, oltre al suo volume, la sensazione che possa dare tale formazione, se ad esempio sembra mobile o tenacemente aderente al luogo in cui è stata scoperta, dura o molle, è anche importante cercare di capire il numero di queste formazioni che possono essere disseminate, o presenti singolarmente e se presenti in un solo seno o in entrambi. Si dovrebbe anche capire se l'eventuale dolore che si avverte al seno è avvertito soltanto dopo la palpazione o se continua, magari irradiandosi altrove anche senza alcuna manipolazione e si dovrà anche annotare se vi sono eventuali perdite dal capezzolo sotto forma di liquidi più o meno densi e, talora, maleodoranti che finiscono per macchiare il reggiseno.

In genere, le scoperte più frequenti sono, lesioni benigne, trattandosi di:

  • Fibroadenomi

  • Cisti

  • Addensamenti.

I fibroadenomi sono alterazioni benigne che si manifestano, di norma, nelle donne giovanissime, sotto i vent'anni e se non rimossi, chiaramente, durano per tutta la vita. Sono simili a piccole patate, possono essere numerosi, interessare ambedue le mammelle e raggiungere dimensioni notevoli. Toccandoli, si avverte la presenza di un nodulo duro, ma non durissimo, liscio e che sembra sfuggire sotto la mano che lo esamina. I fibroadenomi sono facilmente individuabili con l'ecografia che deve essere eseguita per conferma e per individuare la eventuale presenza di altri più piccoli e, perciò, non palpabili. Di regola non è necessario asportarli, a meno che non siano molto grandi e provochino uno stato di disagio nella donna che ne è affetta.

Le cisti sono, invece, delle "sacche" piene di liquido che si manifestano, più frequentemente dopo i 30-35 anni. Anche le cisti possono essere numerose, interessare ambedue le mammelle e raggiungere dimensioni notevoli. Con la palpazione si avverte un nodulo duro, talora un pò dolente, con superficie liscia e abbastanza mobile. Non c'è bisogno di asportarle, sono facilmente individuabili con l'ecografia che deve essere eseguita per conferma e in qualche caso il medico può consigliare di svuotarle del loro contenuto, cosa che può essere facilmente fatta con una normale siringa da iniezioni, in ambulatorio e in pochi secondi.

Gli addensamenti. La donna, spesso, avverte delle zone d'indurimento della mammella, più o meno estese, senza che sia possibile palpare un nodulo vero e proprio. Questi indurimenti, che i medici chiamano addensamenti, si manifestano prima delle mestruazioni e scompaiono, o si attenuano, quattro-cinque giorni dopo l'inizio del flusso. Ma non c'è una regola costante. Nelle donne tra i 35 ed i 50 anni, gli addensamenti possono persistere a lungo e sono, generalmente, in relazione alla mastopatia fibrocistica.

Interpretare correttamente la natura di un addensamento può essere cosa difficile anche per lo specialista e la sua scoperta impone, perciò, l'esecuzione di esami strumentali come mammografia ed ecografia.

Sintomi menopausa - La visita ginecologica