Dott. Vincenzo Alvino

SPECIALISTA IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA
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Ultimo aggiornamento il 09/02/2016 alle ore 13:41


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Ecografia Pelvica

L'unico autorizzato ad effettuare una consulenza medica ed esprimere un parere riguardo ad una vostra richiesta è il vostro medico, per cui tutte le informazioni presenti sul sito hanno carattere puramente informativo e non possono in alcun modo sostituire quello che è il suo parere.

ECOGRAFIA PELVICA

L'ecografia della pelvi femminile è la migliore metodica strumentale non invasiva per lo studio dell'utero e delle ovaie.

Può essere eseguita in ogni donna (dal periodo neonatale fino alla senilità) e rappresenta, fino alla pubertà, la metodica di prima scelta per lo studio dell'apparato riproduttivo.

L'esame può essere eseguito in qualsiasi giorno del ciclo mestruale, anche se talvolta può essere utile valutare gli organi endopelvici in epoche specifiche del ciclo stesso ed in particolare:

  • Dal 3° all' 8° giorno per lo studio delle ovaie, ovvero nei casi di induzione farmacologica dell'ovulazione

  • Nella seconda metà del ciclo per lo studio della cavità uterina

  • Durante la terapia ovarostatica per la valutazione di cisti ovariche di verosimile natura disfunzionale

Le metodiche a disposizione dell'operatore sono:

  • La via transaddominale;

  • La via endovaginale.

Le due metodiche sono assolutamente complementari tra loro e nonostante si insista sulla possibilità di eseguire la sola ecografia transvaginale (nelle donne che hanno iniziato ad avere rapporti) per non procurare il fastidio del riempimento vescicale, si ritiene che l'integrazione delle due metodiche sia utilissimo per ottenere il massimo delle informazioni .

La metodica di visualizzazione transaddominale è il primo tempo dell'esame ecografico della pelvi femminile. Essa permette una visione di insieme dell'utero e degli annessi e risulta preziosa per riconoscere un utero od un ovaio di dimensioni particolarmente grandi oppure dislocati per la presenza di aderenze. La metodica transaddominale richiede sempre un adeguato riempimento vescicale.

Attraverso la via endovaginale la descrizione ecografica dell'utero e delle ovaie è più precisa ed è possibile inoltre acquisire accurate informazioni flussimetriche. E' particolarmente utile in caso di pazienti con aumentato spessore del tessuto adiposo sottocutaneo o in presenza di cicatrici cutanee.

Per la corretta descrizione degli organi studiati si utilizza uno schema ben codificato.

In tutti gli esami si descriverà:

  • Riguardo all'utero: l'angolo di versione, i margini, il volume, l'ecostruttura, la morfologia e l'eventuale presenza di noduli miometriali. Questi ultimi, che rappresentano la più frequente patologia uterina, devono essere descritti indicandone il numero, le dimensioni, la sede, lo sviluppo e l'ecostruttura.

  • Si passerà poi alla descrizione della cavità uterina che potrà essere vuota o occupata da una gravidanza, da un dispositivo intrauterino a scopo contraccettivo (spirale), da un mioma, da un polipo o da un endometrio esuberante. In quest'ultimo caso si valuterà lo spessore dell'endometrio, la sua omogeneità, la giunzione endometrio-miometrio e l'eventuale invasione miometriale.

  • Poi si valuteranno le salpingi (tube di Falloppio) le quali possono essere visualizzate ecograficamente solo in caso di patologia (gravidanza ectopica, ascesso, linfocele, etc.).

  • Quindi si studieranno le ovaie: la loro effettiva presenza, la biometria, l'ecostruttura e l'eventuale presenza di tumefazioni. In quest'ultimo caso si identificherà l'eventuale tessuto ovarico indenne, si misurerà la biometria della massa e dello stroma indenne, si valuterà l'ecostruttura e la presenza eventuale di setti o vegetazioni endoluminali. Talvolta sarà possibile dire a quale tipo di massa è riconducibile quel quadro ecografico.

  • Si completerà il controllo ecografico con l'esame flussimetrico, in particolare in presenza di neoformazioni ovariche o uterine ovvero di endometrio ipertrofico e disomogeneo, consente di studiare la vascolarizzazione nel contesto della neoformazione e di valutarne le caratteristiche del flusso. In relazione a questi parametri, oltre ovviamente all'anamnesi ed all'esito della visita bimanuale, è possibile, in maniera piuttosto indicativa, definire se la neoformazione ha caratteristiche di benignità o di sospetta malignità, richiedendo, in quest'ultimo caso, un ulteriore ed opportuno approfondimento diagnostico.

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