Dott. Vincenzo Alvino

SPECIALISTA IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA
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Infezione Da HPV

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INFEZIONE DA HPV 

L'infezione da HPV è molto frequente nella popolazione femminile; si stima che oltre il 75% delle donne sessualmente attive si infetti nel corso della vita, con un picco massimo poco prima dei 25 anni di età. La maggior parte delle infezioni è però transitoria in quanto il virus viene  in genere eliminato dal sistema immunitario entro 12-24 mesi, negli altri casi invece, la persistenza virale potrebbe evolvere verso lesioni displastiche che a loro volta potrebbero indurre la formazione di un cervicocarcinoma attraverso un processo a stadi successivi che, per completarsi, potrebbe richiedere anche diversi anni. Questo spiegherebbe come mai l'incidenza del carcinoma della cervice è maggiore nella quarta decade di vita mentre non è frequente nelle donne più giovani, tra le quali l'infezione da HPV ha invece una prevalenza piuttosto elevata. Esistono inoltre una serie di cofattori che possono influenzare la storia naturale dell'infezione virale, aumentando il rischio di sviluppare lesioni displastiche nelle donne HPV positive. Tra i fattori più studiati ricordiamo:

  • La contemporanea infezione con altri agenti sessualmente trasmessi (Chlamydia, Neisseria gonorraee);

  • Il fumo di sigaretta;

  • L'uso prolungato di contraccettivi orali (per più di 5 anni);

  • L'elevato numero di gravidanze (più di 7 figli);

  • Condizioni di ipovitaminosi.

Il virus HPV è un virus semplice, il suo DNA, costituito da circa 8000 basi, è circolare ed è costituito da varie regioni, le regioni con potenziale oncogeno E6 ed E7 sono importanti in quanto hanno la capacità particolare di potersi integrare col DNA della cellula ospite e differenziano i ceppi a rischio da quelli non a rischio, mentre le regioni L1 ed L2 codificano per le proteine che costituiscono la capsula del virus, proteine verso le quali, come si avrà occasione di vedere, agisce il vaccino per l'HPV.

Il virus HPV è un virus molto particolare, infatti, mentre tutti gli altri (come ad esempio il virus dell'influenza, dell'epatite e della rosolia) si moltiplicano in base a quello che viene definito ciclo litico, per cui il virus entra nella cellula ospite moltiplicandosi continuamente dentro di essa fin quando la cellula stessa si rompe ed il virus si diffonde, pronto ad infettare altre cellule, il virus HPV invece segue un altro tipo di ciclo, il cosiddetto ciclo oncogeno, esso cioè entra nella cellula si insedia direttamente nel suo nucleo e fonde il suo DNA con il DNA della cellula ospite, creando una cellula ibrida metà umana e metà virale. La fusione del DNA virale con quello della cellula infettata comporta l'alterazione della cellula stessa, per cui vengono ad essere soppressi alcuni agenti oncosoppressori (p16 e p53) e la cellula diventa displastica (displastica significa che è una cellula alterata, in quanto non seguendo più le regole delle cellule normali è in grado di accrecrescersi, di moltiplicarsi in maniera illimitata ed anche di infiltrare i tessuti adiacenti.

Il virus HPV determina una scarsa risposta immunitaria, poichè non entra nel circolo ematico, ed agisce solo a livello locale.

Solo poco più di una ventina di genomi virali possono infettare l'uomo, suddivisi a loro volta in:

  • Genomi a basso rischio, i quali possono portare alla formazione di verruche e condilomi.

  • Genomi ad alto rischio, che oltre a comportare la formazione di verruche e condilomi, possono alterare le cellule che li ospitano; tali alterazioni possono andare dalla semplice displasia fino al cancro. Fortunatamente quest'ultima circostanza viene a verificarsi solo in particolari condizioni quali potrebbero essere un deficit immunitario, infezioni continue o una lunga persistenza dell'infezione.

Il carcinoma cervicale è il primo tumore ad essere stato riconosciuto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come totalmente riconducibile a un'infezione. L'ipotesi di una correlazione tra infezione genitale da Papilloma virus (HPV) e neoplasia cervicale è stata formulata per la prima volta agli inizi degli anni '80 e confermata nel corso degli anni successivi. Grazie all'introduzione di tecniche di biologia molecolare si è dimostrata la presenza dell'HPV-DNA nella quasi totalità dei carcinomi della portio. Pertanto, attualmente, l'HPV si configura come uno degli agenti più importanti nella cancerogenesi umana e il rischio relativo di sviluppare il carcinoma della portio, nelle portatrici di HPV con ceppi ad alto rischio, è stato riconosciuto addirittura superiore a quello ormai ben conosciuto per l'interazione tra il fumo di sigaretta ed il cancro del polmone.

A tutt'oggi sono stati identificati più di 100 genotipi di HPV che infettano l'uomo e, tra questi, circa un terzo è associato a patologie del tratto ano-genitale, sia benigne che maligne. E' infatti ben noto il coinvolgimento dell'HPV anche nella genesi del carcinoma della vagina, della vulva, dell'ano, del pene, dello scroto e dell'uretra, ma recenti acquisizioni sottolineano un suo ruolo causale anche in neoplasie di distretti anatomici non ginecologici quali, il cavo orale e il tratto digestivo superiore.

I diversi tipi di genomi HPV vengono distinti a basso e ad alto rischio di trasformazione neoplastica. Tale differenziazione si basa sul fatto che la capacità di trasformazione del virus è limitata all'infezione persistente dei sottotipi ad alto rischio che sono in grado di integrare il proprio genoma con quello della cellula ospite e con la possibilità di interagire con i delicati meccanismi della replicazione cellulare.

I genotipi virali ad alto rischio più frequentemente implicati nel carcinoma cervicale, fino al 70% dei casi, sono il 16 (50%) e il 18 (20%), i restanti genotipi (31,33,35,39,45,51,52,56,58,59,68,73,82) sono coinvolti nel rimanente 30% delle neoplasie.

Abbiamo detto che poco più di una ventina di genomi di virus HPV, possono infettare l'uomo. In letteratura sono noti i tipi di Papilloma virus più a rischio perché ritrovati con maggior frequenza nei casi di carcinoma. In particolare vengono considerati:

  • Genomi ad alto rischio oncogeno i genomi: 16 e 18;

  • Genomi a probabile alto rischio i genomi: 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 68, 73, 82;

  • Genomi a basso rischio i genomi: 6, 11, 40, 42, 43, 44, 54, 61, 70, 72, 81,26, 53, 66;

 

Occorre sottolineare che il virus HPV non è in grado di attecchire sulla cute e sulle mucose sane ed infatti per verificarsi il contagio occorre che vi sia una lesione che esponga l'epitelio parabasale. Il virus HPV una volta penetrato nelle cellule umane, potrebbe fondere il suo DNA con quello della cellula ospite e ciò comporterebbe una alterazione di questa cellula che si trasforma diventando in tal modo displastica.

Le cellule displastiche (cioè le cellule alterate), man mano che il loro grado di alterazione dovesse tendere ad aumentare, possono trasformarsi sempre più fino a diventare vere e proprie cellule cancerogene.

 

COME VENGONO A FORMARSI LE LESIONI TUMORALI DA VIRUS HPV

Il Virus HPV dall'esterno, riesce quindi ad infettare le mucose solo se è presente una lesione che espone l'epitelio parabasale. Una volta penetrato nelle cellule, il virus HPV fonde il suo DNA con il DNA della cellula ospite, il cui ciclo vitale viene così alterato. Le cellule displastiche dagli strati profondi iniziano a migrare verso la superficie, dove rilasciano verso l'esterno le particelle virali.

Il tipo di lesione determinata dal virus HPV dipende dal tipo di genoma e quindi dal suo potenziale oncogeno:

  • I genomi a basso rischio del virus HPV determinano la formazione di condilomi;

  • I genomi ad alto rischio del virus HPV possono indurre la formazione di condilomi ma possono determinare anche una displasia che in alcuni casi può evolvere fino al tumore vero e proprio (differenza tra DNA integrato e DNA episomale). 

Il ciclo patogeno del virus HPV può essere schematizzato in varie fasi e cioè:

  • FASE DI INFEZIONE
  • FASE DI LATENZA
  • FASE DI PERSISTENZA
  • FASE DI MALATTIA

La fase di infezione: corrisponde al momento in cui il virus HPV penetra nell'organismo.

La fase di latenza: è il periodo in cui il virus è presente nelle cellule dell'organismo ma non ha dato luogo ancora alla malattia, il periodo di latenza ha una durata estremamente variabile, può durare da un minimo di 60 giorni fino a mesi ed anni oppure addirittura fino alla guarigione.

Quindi si potranno avere diverse modalità di manifestazione in relazione alla presenza del virus HPV e cioè:

  • Infezione con malattia;

  • Infezione senza malattia;

  • Malattia che può manifestarsi dopo molto tempo dall'infezione;

  • Si può guarire dall'HPV senza aver mai manifestato malattia.

Tutto ciò dipende dal tipo di genoma virale coinvolto, dall'integrità del sistema immunitario del soggetto che è venuto a contatto col virus ed anche dal tipo di terapia eventualmente adottata.

La fase di malattia: corrisponde al momento in cui si manifestano le lesioni da HPV che sono rappresentate dai condilomi e/o dalla displasia. Fortunatamente solo una piccola percentuale di persone infettate avrà, nella sua vita, condilomi o displasia. Le modalità del ciclo patogeno dell'HPV prese in considerazione, potrebbero spiegare alcune caratteristiche dell'infezione virale, cioè ci si può rendere conto della ragione per cui:

  • Tante donne positive alla ricerca ed alla tipizzazione del virus HPV per genomi a basso rischio o per genomi ad alto rischio, non presentino alcuna lesione sia al Pap Test che alla colposcopia;

  • I maschi pur essendo portatori, spesso, potrebbero non presentare alcuna lesione;

  • Potrebbe intercorrere un tempo molto variabile tra l'infezione da HPV e la manifestazione della malattia.

Un'altra importante scoperta sulla patogenesi del virus HPV è la caratteristica di regionalità dell'infezione da HPV e cioè:

  • I condilomi e la displasia sono le manifestazioni visibili di un infezione da virus HPV regionale che però potrebbe interessare effettivamente un'area molto più vasta.

  • Ciò chiarirebbe perchè il virus HPV, in caso di displasia del collo dell'utero, può essere presente anche nella vagina, sulla vulva e nell'ano, oltre che sul collo dell'utero.

  • Si spiegherebbe anche perchè un'infezione da condilomi che interessa inizialmente la regione vulvare può estendersi successivamente anche alla zona anale.

 

CHE TIPO DI LESIONI PUO' DETERMINARE IL VIRUS HPV?

In genere si tratta di lesioni che si possono riscontrare a livello dell'apparato genitale femminile (perineo, ano, vulva, vagina e collo dell'utero), nonché a livello genitale maschile (perineo, ano, pene, scroto).

Verruche ano-genitali visibili possono apparire sulla vulva, sulla cervice uterina, in vagina, sul pene, sullo scroto, nell'uretra e nell'ano. Le lesioni anali sono prevalenti in pazienti che hanno avuto rapporti anali, tuttavia lesioni anali si possono riscontrare anche in uomini e donne che non hanno mai praticato sesso anale.

Il virus HPV provoca in prevalenza condilomatosi vulvari, anali e perianali ma talora può determinare anche lesioni laringee, queste ultime si manifestano spesso come papillomi (piccoli polipi) delle corde vocali; il sesso orale ed il fumo potrebbero essere in qualche modo implicati con queste lesioni. Le lesioni orali, faringee e laringee da HPV sono comunque molto rare.

Alcuni tipi di HPV, i cosiddetti genomi a rischio, possono determinare lesioni di tipo displastico quali:

  • La neoplasia intraepiteliale cervicale (CIN =diagnosi istologica),

  • La Lesione Intraepiteliale Squamosa (SIL=diagnosi citologica),

  • La neoplasia intraepiteliale vulvare (VIN),

  • Il carcinoma a cellule squamose del collo dell'utero.

A livello uretrale e vescicale, il virus HPV può determinare uretriti e cistiti croniche resistenti alla terapia antibiotica, con possibilità di sviluppo di formazioni papillari (piccoli polipi) anche all'interno della vescica. E' importante notare che con la scoperta dell'esistenza delle cistiti da virus HPV si potrebbe trovare una spiegazione anche al motivo per cui alcuni soggetti soffrano di cistiti croniche, ricorrenti, ribelli a qualsiasi terapia antibiotica (CISTITI INTESTIZIALI).

Oltre al tumore del collo dell'utero il virus HPV può causare anche carcinomi squamosi della vulva, dell'ano, del retto e della vescica.

Al livello ano-rettale, il virus HPV può determinare condilomi e polipi del canale anale.

E' importante la distinzione tra localizzazioni virali INTERNE ed ESTERNE

Localizzazioni esterne sono: Le lesioni condilomatosiche visibili esternamente, quali ad esempio, la zona genitale, la zona anale. Le localizzaizoni esterne di solito sono benigne e sono sostenute da ceppi di virus HPV a basso rischio.

Localizzazioni interne sono: Le lesioni condilomatosiche e displastiche del collo dell'utero, del canale cervicale, del retto e dell'uretra. Le localizzazioni interne sono più pericolose in quanto sostenute di solito da ceppi di virus HPV ad alto rischio ed inoltre sono molto meno visibili e quindi diagnosticabili con maggiore difficoltà.

 

Come tendono a svilupparsi, in genere, le lesioni da HPV

I condilomi crescono meglio in aree cutanee caldo umide in cui, anche se in minima quantità, vi è presenza di ossigeno. Le aree in cui più frequentemente si sviluppano nella donna, sono: la regione genitale, la cervice ed all'interno ed intorno all'ano mentre, solo molto raramente, possono espandersi anche dentro l'uretra, sulla faccia, sulle ascelle, sul collo, sulle cosce e sulle mammelle. Le verruche possono persino apparire dentro la bocca, ma ciò è estremamente raro. Poiché il virus ha bisogno di un tipo particolare di cellule epiteliali dentro le quali può crescere più facilmente, non può espandersi nell'utero.

I condilomi crescono molto meglio nell'ano, nella cervice e sul pene dove spesso sono invisibili. L'uomo porta il virus sul pene e con il contatto sessuale può giungere sui genitali femminili, sulla cervice e nella regione anale dove può trovare delle cellule che consentono al virus di attecchire più facilmente.

 

L'HPV SI PUO' TRASMETTERE per via sessuale e non:

Per via sessuale ( con una frequenza del 95%)

L'HPV si trasmette con i rapporti sessuali durante contatti stretti tra pelle e pelle (non è necessaria la penetrazione, ed il preservativo talora potrebbe non proteggere!). Il virus HPV non sopravvive al di fuori delle cellule. Per il trasporto e la trasmissione del virus, è necessario che vi siano cellule vive, e questo potrebbe spiegare perché è rara la trasmissione tramite oggetti, a meno che su di essi non siano rimaste secrezioni mucose contenenti cellule vive ed infettate dal virus. In base allo stesso meccanismo si potrebbe spiegare come sia possibile trasportare il virus da una parte all'altra del corpo o da un partner all'altro, con le dita. I condilomi crescono molto meglio dentro l'ano o nella vagina, dove non sono facilmente visibili. Il maschio spesso funge da portatore apparentemente sano, molte donne possono non averli mai visti sul pene del partner ma, ciononostante, prendersi l'infezione.

Per via non sessuale (con una frequenza del 5%)

Il virus HPV si potrebbe trasmettere anche in comunità quali: caserme, convitti, luoghi di detenzione, oppure in luoghi di promiscuità, quali: piscine, palestre, bagni pubblici, in spiaggia. In teoria è possibile la trasmissione dell'HPV mediante biancheria (es. asciugamani) o indumenti che siano venuti a contatto con persone infette.

L'HPV si trasmette comunque prevalentemente con l'attività sessuale nel 95% dei casi e solo nel 5% dei casi può avvenire la trasmissione per altra via. Oggi si ritiene che l'infezione da HPV sia una delle più comuni malattie sessualmente trasmesse. La sua massima incidenza si ha nei soggetti di età compresa tra i 20 e i 40 anni.

Le infezioni da Virus HPV, possono spesso associarsi ad altre infezioni sessualmente trasmesse, quali ad esempio: Chlamydia, Mycoplasmi, Ureoplasmi, Candida, e recentemente è iniziata l'associazione anche con la Sifilide. Da qui l'importanza, quando ci si trovi di fronte a questo tipo di infezioni, di fare altre indagini, per avere un quadro completo della situazione.

Quali precauzioni dovrebbero adottare i genitori portatori di HPV nei confronti dei figli ed in casa quali precauzioni igieniche si dovreebbero adottare per tutelare gli altri familiari?

Il virus HPV si trasmette prevalentemente per via sessuale, quindi i bambini non sono a rischio per le infezioni di HPV. Esiste, anche se molto rara, la possibilità di un contagio per altra via, tuttavia il virus HPV non riesce ad attecchire sulle mucose dei genitali immaturi, cioè non ancora sottoposti all'azione degli ormoni sessuali, pertanto i bambini fino a 10 anni non sono in grado di contagiarsi con il virus HPV.

Il virus HPV sopravvive per poche ore solo negli ambienti umidi, (ad esempio negli asciugamani) tuttavia muore all'aria aperta e all'esposizione al sole. Ovviamente le comuni precauzioni igieniche quali l’utilizzo di asciugamani personali e la disinfezione del bidet, del water e della doccia, dopo ogni utilizzo, con prodotti ad azione antisettica sono comunque da raccomandare. Per quanto riguarda il lavaggio di indumenti intimi, lenzuola e asciugamani il virus HPV, fortunatamente è molto delicato, viene distrutto dal detersivo e dall'acqua calda oltre i 70 gradi. L'asciugatura del bucato, in ogni caso, distrugge il virus.

QUALI POSSONO ESSERE I SINTOMI DI UNA INFEZIONE DA HPV?

Le verruche sono generalmente indolori e la sola indicazione della loro presenza può essere una minuscola escrescenza che si può sentire o vedere, talora possono dare prurito o irritazione cutanea. Le manifestazioni dell' HPV possono variare a seconda dei distretti anatomici interessati. Le lesioni che si sviluppano a livello della cute perineale, e quelle che si sviluppano a carico della vulva e della vagina sono visibili a occhio nudo (vengono pertanto definite “lesioni condilomatose clinicamente evidenti”) vanno sotto il nome di condilomi ed hanno l'aspetto di lesioni rilevate, verrucose, di dimensioni variabili, singole o plurime. A livello del collo dell'utero solitamente le lesioni di tipo condilomatosico non sono visibili ad occhio nudo e per essere riconosciute richiedono l'esame colposcopico, a tale livello le lesioni da HPV possono determinare inizialmente lesioni di tipo displasico SIL (Lesione Intraepiteliale Squamosa) oppure CIN (Neoplasia Cervicale Intraepiteliale), ed infine il carcinoma del collo dell'utero.

A livello dell'apparato urinario le infezioni da HPV talora danno come sintomatologia bruciore cronico e persistente che si accentua durante la minzione.

COME SI PUO’ FARE DIAGNOSI DI UNA LESIONE COLLEGATA AD INFEZIONE DA HPV?

Oggi per la diagnosi di certezza dell'infezione da HPV si ricorre alla ricerca ed alla eventuale Tipizzazione del Papillomavirus umano (HPV) previa estrazione del DNA, comunemente denominata Tipizzazione, oppure con i nuovi Pap Test: DNA PAP / DUO PAP. La Tipizzazione è l'esame più completo, viene effettuato su tutti i ceppi virali, o sui più frequenti, fornisce oltre al risultato (positivo o negativo) anche il tipo o i tipi di virus identificati ed implicati nell’infezione, ed è in grado di dire anche se si tratti di genomi virali a rischio oncogeno oppure no. Il potenziale oncogeno che differenzia i genotipi ad alto rischio da quelli a basso rischio si basa sulla capacità di integrazione del virus nel DNA della cellula ospite. I genotipi a basso rischio non hanno questa capacità; risulta pertanto fondamentale riuscire a discriminare quali infezioni siano manifestazione di integrazione virale e quindi capaci di progredire verso lesioni displastiche via via più gravi. La ricerca e la genotipizzazione dell’HPV ci consente di sapere a quali genotipi virali è ascrivibile un’eventuale infezione (marker infezione) ma NON CI PERMETTE di sapere se c’è stata integrazione o meno del DNA virale con il DNA delle cellule infettatre; sapere questo è ovviamente importante in quanto, in caso di avvenuta integrazione, le cellule interessate hanno acquisito quelle peculiarità che determinano la displasia moderata o grave, per cui in modi e tempi diversi possono evolvere in forme più gravi fino al cancro cervicale. Si ha ora a disposizione la possibilità di sapere se c’è stata INTEGRAZIONE mediante la ricerca dei nuovi marker e cioè: P16 e ki 67 che, quando risultano entrambi positivi, indicano con sicurezza una lesione displastica cioè con DNA virale ad alto rischio, integrato e quindi con possibilità di ulteriore progressione peggiorativa da cui deriva la necessita di un intervento per eliminare la patologia.

Il Dna Pap/ Duo Pap non è altro che una tipizzazione associata al Thin Prep. La diagnosi di sospetta infezione da HPV si basa su:

  • Diagnosi clinica (nella donna): Le lesioni che si sviluppano a livello della cute perineale e perianale, che vanno sotto il nome di condilomi, sono riconoscibili a occhio nudo in occasione della visita ginecologica. Per una loro più accurata valutazione è utile la vulvoscopia (cioè l’esame della vulva con l'ausilio del colposcopio)
  • Pap-test: Le lesioni da HPV localizzate sul collo dell' utero non sono visibili a occhio nudo, ma possono essere identificate con altri mezzi quali il PAP-test (citologia), la colposcopia, la biopsia, l’immunoistochimica. Il Pap-test permette di identificare i coilociti cioè quelle cellule cervicali che manifestano all'esame microscopico delle alterazione dovute all'azione del virus HPV. Inoltre il Pap-test segnala se oltre alla coilocitosi sono presenti vere e proprie cellule di tipo displasico ( cioè che determinano displasia, CIN oppure SIL).
  • La Colposcopia: permette di valutare sul collo dell'utero l'esistenza e la localizzazione delle lesioni segnalate dal Pap-test, e quindi consente di individuare con precisione la sede su cui effettuare una biopsia mirata.
  • L'esplorazione rettale: consiste nell'ispezione visiva della regione anale, divaricando e successivamente introducendo delicatamente un dito, previa lubrificazione, all'interno del canale anale. Poichè i condilomi interni del canale anale si sviluppano al massimo fino a due centimetri di profondità, questo esame, in mani esperte, consente la diagnosi di tutte le localizzazioni anali esterne ed il sospetto delle lesioni interne che sarà confermato dall'Anoscopia.
  • L'Anoscopia: permette la diagnosi dei condilomi intra-anali e la prevenzione delle lesioni preneoplastiche e neoplastiche, tenendo presente che le lesioni interne sono quelle a maggior rischio oncogeno. Conviene fare l'anoscopia quando con l'esplorazione digitale rettale si sono avvertite delle irregolarità del canale anale, in caso di presenza di condilomi anali esterni, in caso di storia di coito anale frequente, in situazioni di infezioni anali ricorrenti, nei soggetti immunodepressi. Le localizzazioni di condilomi, a livello anale sono molto frequenti ed è per questo motivo che l'esplorazione rettale andrebbe sempre eseguita in caso di sospetta condilomatosi genitale.

E’ molto importante la collaborazione della paziente, che dovrà riferire, allo specialista, di eventuali formazioni sospette che ha notato sul proprio corpo e non esitare a fornire informazioni sulle proprie abitudini sessuali. Spesso alcune lesioni condilomatosiche potrebbero sfuggire in quanto non sempre vengono ispezionate tutte le zone a rischio. Nei casi dubbi e per conferma dell'infezione da HPV è possibile effettuare, con una spatolina o un piccolo “spazzolino” (cito-brush) un prelievo di cellule da qualsiasi regione anatomica. Il prelievo per il virus HPV si può fare anche su un campione di urine, ciò è utile specialmente in presenza di disturbi urinari. Il prelievo per il virus HPV si chiama in breve "Tipizzazione".

COME SI POTREBBE FARE PREVENZIONE NEI RIGUARDI DELL’HPV?

Essendo l'HPV trasmesso il più delle volte attraverso l'attività sessuale, la prevenzione si basa su un comportamento sessuale attento nel prevenire ogni genere di infezioni. In particolare si raccomanda sempre l'uso del profilattico specialmente in occasione di rapporti sessuali con persone che possano essere infette e in caso di rapporti sessuali occasionali. Inoltre, per il precoce riconoscimento delle infezioni da HPV e la prevenzione delle lesioni ad esso associate (displasie) è fondamentale un regolare controllo con il Pap-test e, quando necessario, eseguendo la Tipizzazione HPV. Si deve sempre tener ben presente che molte infezioni vengono contratte da persone del tutto insospettabili che molto spesso non sanno neanche di essere infette! Sicuramente la migliore forma di prevenzione oggi è il vaccino per il virus HPV.

DISPLASIA DI ALTO GRADO DEL COLLO UTERINO

Per la prevenzione, del tumore del collo dell'utero, non basta effettuare soltanto il Pap Test in quanto essendo un'esame basato sulla morfologia cellulare potrebbe dare una certa percentuale di risultati:

  • Falsi negativi;
  • Falsi positivi;
  • Una certa percentuale di risultati cosiddetti "ambigui" (ASCUS, AGUS ecc.).

Il risultato falso positivo, cioè un falso allarme, produce apprensione nella paziente fin quando, con ulteriori esami il dubbio non venga chiarito.

Il risultato falso negativo è invece un evento più increscioso in quanto potrebbe dare una falsa sicurezza che porterebbe inevitabilmente a far passare del tempo prezioso mentre la lesione non diagnosticata potrebbe evolvere in senso peggiorativo.

Il risultato ambiguo, non sempre viene correttamente interpretato, spesso l’atteggiamento più comune è quello di far ripetere il Pap Test, dopo una qualsiasi terapia antinfiammatoria, in questo modo si perderà ancora tempo prezioso. Sarebbe buona norma, di fronte ad un risultato ASCUS o AGUS del Pap Test, richiedere esami di secondo livello quali la Tipizzazione e la Colposcopia. La tipizzazione per L'HPV aiuta a chiarire referti citologici ambigui ed identifica infezioni persistenti. La Tipizzazione per l'HPV è più sensibile nel determinare la presenza della malattia rispetto al solo Pap test.

COME COMPORTARSI IN CASO DI INFEZIONE DA HPV

• Se avete notato, o vi hanno fatto notare, la presenza di possibili condilomi;

• Se il ginecologo, dopo una visita di controllo vi ha detto che potreste aver contratto un’infezione da HPV;

• Se avete fatto un pap test la cui risposta riferisce della presenza di: coilociti, di cellule ASCUS, AGUS o di SIL;

• Se avete fatto una colposcopia e sono risultate lesioni associate all'HPV;

in tutte queste circostanze non ci si dovrebbe far prendere inutilmente dall’ansia, si dovrebbe invece tener presente che il virus HPV si può curare ma è fondamentale sapere quanto prima se il virus effettivamente è presente e, se c’è, a quale ceppo appartiene, quindi, il consiglio, in caso di sospetta infezione virale, è quello di effettuare al più presto la Tipizzazione HPV sapendo che in genere il periodo di incubazione della malattia, va dai 30 ai 60 giorni. In caso di riscontro di un’infezione da HPV comunque è consigliabile evitare di colpevolizzare uno o l'altro partner. Non serve a nulla incolparsi per le responsabilità. La trasmissione della malattia avviene in modo inconsapevole e non c'è modo, sicuro, di sapere chi per primo possa averla trasmessa. Il partner maschile eventualmente va avvisato e dovrà recarsi dallo specialista adatto: Dermatologo, Urologo, Andrologo o Centro MST per essere controllato e a sua volta seguito.

Da quanto esposto si dovrebbero estrapolare alcuni concetti essenziali e cioè che:

  • L’HPV è un virus molto comune;
  • Un eventuale tumore che potrebbe derivare da un’infezione da HPV è comunque un evento molto raro;
  • Dall'HPV si può guarire definitivamente;
  • Esistono diverse terapie  per l'HPV;
  • Se le anomalie cellulari vengono rilevate precocemente, il trattamento ha successo nel 100% dei casi;
  • I condilomi anali, si possono manifestare sia nell'uomo che nella donna e talora si possono confondere con le emorroidi.

La Tipizzazione HPV

Sia il Pap Test che la Colposcopia possono talvolta dare falsi negativi, cioè risultati falsamente rassicuranti. Inoltre anche altri carcinomi, sia nella donna che nell'uomo, come quello dell'ano, del retto e della vescica sembrano poter essere correlati alla presenza del virus HPV, per cui è importante identificare il virus, e l’esame che consente di identificarlo al 100% è la Tipizzazione. Si tratta di un esame molto simile al Pap Test. Il prelievo viene effettuato con un citobrush (piccolo “spazzolino”); nella donna si preleva del materiale in zona eso-endocervicale e nel meato urinario esterno. Nell'uomo il prelievo viene effettuato intorno alla corona del pene e nel meato urinario esterno. Inoltre il prelievo può essere effettuato anche in regione genitale, anale, orale e cutanea qualora siano presenti condilomi in queste sedi. Nella donna é importante che il prelievo venga eseguito da uno specialista che abbia esperienza nell'individuare i condilomi e che esamini attentamente la paziente. Lo specialista (alla ricerca di eventuali condilomi) esaminerà: la superficie corporea, la cavità orale, le ascelle, i capezzoli e le areole, la zona inguinale, con lo speculum esaminerà la cervice controllando anche l'introito vaginale, le piccole labbra, il clitoride, il perineo, l'uretra e la zona perianale . Il prelievo, oltre che nelle regioni genitali, può essere effettuato con cellule provenienti da condilomi che si trovano nelle zone esaminate. Il miglior metodo per la tipizzazione è il metodo PCR (HPV-DNA) perché è quello dotato di maggiore sensibilità e specificità e che identifica tutti i tipi di HPV. Se il test è positivo si ricorre allora al DNA amplificato per eseguire la Tipizzazione con il Sequenziamento che è il metodo che identifica tutti i ceppi di virus HPV.

Interpretazione: Il Test di Tipizzazione HPV può essere positivo o negativo, in caso di positività vengono indicati i ceppi identificati e la loro classe di rischio.

Ceppi ad Alto Rischio: 16, 18 Ceppi a rischio: 31,33,34,35,39,45, 51,52,56,58,59,66,68,70.

Ceppi a Basso rischio: 6,11,42,43,44

I rimanenti ceppi sono a rischio molto basso.

Sintomi menopausa - La visita ginecologica