Dott. Vincenzo Alvino

SPECIALISTA IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA
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Infertilitą

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FAQ INFERTILITA' MASCHILE E FEMMINILE

Le risposte alle domande che tante donne si pongono prima di ricorrere alla fecondazione assistita.

I dubbi attorno alle tecniche di fecondazione assistita sono tanti come anche abbondano luoghi comuni e paure immotivate che spesso frenano le coppie (e soprattutto la donna, sulla quale inevitabilmente ricade il compito di "rimediare" ad una infertilità di coppia), facendo perdere tempo prezioso. Abbiamo provato a selezionare le domande che tutte le donne, prima di affrontare in modo "medicalizzato" i propri problemi di infertilità, in genere si pongono.

Cosa si intende per infertilità e sterilità?

Una coppia che dopo un anno di rapporti regolari e non protetti non riesce a concepire è in genere considerata infertile. Non bisogna dimenticare, però, che una non trascurabile percentuale di coppie riesce ad avere un figlio dopo due anni di tentativi, per cui molti preferiscono parlare di infertilità dopo 24 mesi (secondo i criteri della Organizzazione Mondiale della Sanità). Invece, se una coppia ha già avuto figli ma non riesce ad averne altri, si dice affetta da infertilità secondaria. Complessivamente, l'infertilità riguarda circa il 15% delle coppie. Le cause dell'infertilità sono numerose e di diversa natura. Per alcune di esse, le più diffuse, si può intervenire con diagnosi tempestive, cure farmacologiche e terapie adeguate, ma anche e, soprattutto, con la prevenzione e l'informazione, per altre, è necessario ricorrere alla procreazione medicalmente assistita. La sterilità in senso proprio riguarda, invece, le coppie affette da una precisa patologia irreversibile o che restano non fertili anche dopo un iter diagnostico e terapeutico esauriente e svolto in un tempo ragionevole. Quando la sterilità è una condizione permanente non resta che rivolgersi alle tecniche di procreazione medicalmente assistita più sofisticate.

Le coppie con problemi di infertilità sono effettivamente molte?

Le stime del tasso di infertilità di una popolazione possono essere di tipo diretto o indiretto. Una stima indiretta prende in considerazione il numero complessivo di coppie in età feconda che non hanno avuto figli. L'assenza di figli, però, perlomeno in una certa percentuale di casi, è una scelta e non un effetto dell'infertilità per cui si corre il rischio di sovrastimare i dati. Le stime dirette dell'infertilità sono certamente più affidabili in quanto si basano su indagini demografiche specifiche condotte sull'intera popolazione o, più spesso, su gruppi campione.

Considerando che i vari studi di popolazione danno un indice di fecondità (possibilità di concepire per ciclo) intorno al 25% in coppie giovani, i calcoli prevedono che nelle nuove coppie il 19% avrà problemi riproduttivi dopo 2 anni e che di queste il 4% sarà sterile e le altre coppie saranno subfeconde. Subfecondità sta ad indicare un indice di fecondità 3 o 4 volte più basso della norma: questo significa che alcune coppie dovranno attendere un tempo maggiore per concepire. Un fattore incisivo di subfecondità è l'età della donna. Sia studi demografici sulla percentuale di nuove coppie sterili che segnalano un aumento progressivo della sterilità con l'età, sia i risultati delle tecniche di Procreazione medicalmente assistita (PMA) dimostrano che esiste una riduzione della capacità di concepire.

Quali sono le principali cause di infertilità?

Valutare quale sia l'impatto dei diversi fattori di infertilità è molto difficile. Una stima affidabile, benché relativa solo ad una parte della popolazione, proviene dai dati riguardanti le coppie che si rivolgono ai centri per la procreazione assistita. I dati raccolti dal Registro Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita sono i seguenti:

  • Infertilità maschile: 35,4%

  • Infertilità femminile: 35,5%

  • Infertilità maschile e femminile: 15%

  • Infertilità idiopatica: 13,2%

  • Altre cause: 1%

 

Inoltre, la letteratura medica sottolinea sempre di più il ruolo di fattori psico-sociali di infertilità dovuti a fenomeni complessi come lo stile di vita, la ricerca del primo figlio in età tardiva (come dicevamo è fondamentale l'età della donna), l'uso di droghe, l'abuso di alcool, il fumo, le condizioni lavorative, l'inquinamento.

Quali sono i fattori più importanti che determinano infertilità femminile?

Le donne italiane fanno figli tardi, più tardi di quasi tutte le altre donne europee. Si sposano in media a 28 anni, partoriscono il primo figlio a 30 (un anno in più rispetto alla media europea), e hanno meno figli delle altre europee (1.22 contro 1.44). Le ragioni che spingono le donne, o meglio le coppie, a rimandare la genitorialità, sono del tutto comprensibili. Prima occorre raggiungere una ragionevole sicurezza economica, una sufficiente organizzazione familiare per la gestione dei figli, la maturità emotiva che fa della procreazione una scelta autonoma e non un obbligo sociale. La profonda modificazione culturale degli ultimi cinquanta anni ha dato un significato diverso alla filiazione, frutto di scelta e quindi di responsabilità individuale e di coppia, e ha consentito un ruolo più incisivo della donna nel mondo del lavoro. Tutto questo, però, richiede tempo. Così, purtroppo, quando si ritiene di poter finalmente avere un figlio è spesso troppo tardi. Il periodo più fertile per una donna è infatti tra i 20 e i 25 anni (100%), resta sufficientemente alto fino ai 35 (circa il 50%), subisce un considerevole calo dai 35 ai 40 (20%), è bassissimo oltre i 40 (5-7%).

Con l'età, infatti, invecchiano i gameti femminili (gli ovociti hanno la stessa età della donna: a differenza degli spermatozoi sono già tutti presenti nel feto femminile, e sono gli stessi che matureranno di volta in volta ad ogni ciclo mestruale) e aumenta il rischio di malattie connesse alla infertilità-sterilità. Si tratta spesso di malattie comuni che possono capitare negli anni, tra cui le malattie infiammatorie pelviche, le patologie tubariche, lo sviluppo di fibromi uterini, l'endometriosi.

L'età dell'uomo è molto meno significativa. Tuttavia, uomini in età avanzata hanno un eiaculato peggiore sia in termini qualitativi che quantitativi. Gli spermatozoi sono di meno, sono meno motili, sono più frequenti le anomalie cromosomiche. Un ovocita fecondato da uno spermatozoo non normale, va incontro spesso ad un aborto spontaneo o sarà portatore di malattie genetiche.

L'invecchiamento degli ovociti è un fattore di sterilità particolarmente rilevante. Gli ovociti di donne non più giovani hanno più spesso anomalie genetiche (cromosomiche) e, se fecondati, possono dare luogo ad embrioni malformati, spesso abortiti spontaneamente (la percentuale di bambini con Sindrome di Down, ad esempio, è di 1 su 2000 in donne di 20 anni, 1 su 900 in donne di 30 anni, 1 su 350 nelle donne di 35 anni, 1 su 110 nelle donne di 40 anni, 1 su 25 nelle donne di 46 anni).

La selezione naturale, infatti, elimina gran parte degli embrioni con malformazioni e questo spiega l'alto tasso di abortività spontanea nelle donne non più giovanissime: l'abortività è del 18% per le donne tra i 30 e i 39 anni, del 34% per quelle intorno ai 40 anni, contro il 10% delle donne con meno di 30 anni. I fattori che riducono la fertilità sono, quindi, sia di ordine quantitativo che qualitativo, ci sono meno ovociti e sono di peggiore qualità. Con il tempo, soprattutto intorno ai 38 anni, nei follicoli restano pochi ovociti, che come abbiamo visto, in una significativa percentuale di casi non sono in grado di dare luogo ad un embrione normale.

Purtroppo, ricorrere alla fecondazione assistita in queste situazioni non serve a molto. Studi comprovati hanno dimostrato che anche in questo caso, l'età della donna influenza molto le possibilità di successo:

  • Le donne pur sottoposte a stimolazione ovarica producono meno ovociti e con alterazioni cromosomiche e/o genetiche.

  • La percentuale di successo per ciclo per una donna di più di 40 anni è di conseguenza non più del 5%.

  • Una ulteriore prova è data dal fatto che la donazione di ovociti da parte di una donna più giovane spesso riporta la fertilità entro la norma di quell'età. L'età dell'utero, invece, è molto meno importante. Tuttavia, dati statistici mostrano una correlazione tra età dell'utero e incremento della percentuale di aborti spontanei di embrioni cromosomicamente normali e una maggiore incidenza di casi di placenta previa, di difficoltà nel travaglio, di patologie uterine, come polipi all'endometrio e fibromi uterini.

  • Sembra esserci anche un aumento delle lesioni sclerotiche nelle arterie uterine, che pur non avendo un impatto diretto sulla fertilità sono correlate a complicanze ostetriche come il distacco di placenta, espletamento del parto con taglio cesareo, malpresentazione del feto, ecc..

Quali sono i fattori più importanti che determinano infertilità maschile?

Anche la fertilità maschile ha subito una significativa riduzione. Secondo molti studi, la percentuale di milioni di spermatozoi per millilitro si sarebbe quasi dimezzata negli ultimi 50 anni. Per questo motivo circa il 35% dei casi di infertilità ha una causa maschile.

L'infertilità maschile riconosce sicuramente una grossa componente sociale. Su di essa, infatti, oltre alle condizioni soggettive, chiaramente patologiche, sembrano influire anche le condizioni ambientali e lo stile di vita (incluso lo stress). Giungere a conclusioni certe è però più difficile di quanto sembri. I fattori da valutare sono molti ed eterogenei ed esiste una grande variabilità nella conta degli spermatozoi (non solo da individuo ad individuo ma anche da eiaculato ad eiaculato), nella loro morfologia e nella loro capacità di movimento (motilità). Tra l'altro, la stessa conta spermatica non è un indice dimostrato di fertilità, in quanto non esiste una correlazione certa tra numero di spermatozoi e fertilità, tranne nei casi di grave oligozoospermia (riduzione del numero di spermatozoi nel liquido seminale) o azoospermia (assenza di spermatozoi nel liquido seminale). Abbiamo, invece, maggiori evidenze riguardo specifici fattori di rischio. Alcune condizioni lavorative che esponogono a radiazioni, a sostante tossiche o a microtraumi, aumentano il rischio di infertilità. Anche l'esposizione agli inquinanti prodotti dal traffico urbano agisce negativamente. Il fumo di sigaretta nuoce agli spermatozoi: i fumatori spesso hanno più spermatozoi con morfologia anormale. Lo stesso stile di vita, se eccessivamente stressante, riduce la fertilità.

Cause che hanno una rilevanza strettamente medica, sono invece tutte le patologie in grado di alterare la struttura e la funzione del testicolo o del pene (come, ad esempio, criptorchidismo, ipospadia, varicocele, patologie purtroppo in aumento). Il tumore al testicolo, in particolare, è sia un fattore di rischio in se stesso che in conseguenza del trattamento chemioterapico o radioterapico utilizzato (solo il 40% recupera la funzione riproduttiva). Per ovviare alle difficoltà riproduttive cui vanno incontro gli uomini che devono sottoporsi ad una cura per il tumore al testicolo, è possibile raccogliere e crioconservare gli spermatozoi prima di interventi o terapie a rischio. Infine, un fattore noto, sebbene non sempre determinante, d'infertilità maschile è il varicocele (ingrossamento della vena del testicolo). Sono presenti anche fattori genetici. Ad esempio, si è ipotizzato che un'alterazione sul braccio lungo del cromosoma Y porti ad un aumentato rischio di sterilità

COSA SI INTENDE PER : Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) e quali sono le tecniche di PMA?

Una volta accertata la causa di infertilità, si può cominciare un trattamento presso un centro che si avvale di tecniche dette di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Si tratta di tecniche mediche e di laboratorio che aiutano il processo di fecondazione, cioè il cammino che il gamete femminile (l'ovocita) e il gamete maschile (lo spermatozoo) devono compiere dopo essersi incontrati e fusi all'interno del corpo della donna, prima che inizi la gravidanza.

Le tecniche di PMA si suddividono in:

  • Tecniche di Primo livello

  • Tecniche di Secondo livello.

 

Le tecniche di Primo livello sono caratterizzate da una relativa semplicità di esecuzione: non prevedono nessuna o solo una minima manipolazione dei gameti, e la fecondazione avviene all'interno del corpo della donna, come nella procreazione naturale.

Le tecniche di Secondo livello sono invece più complesse, perché comportano una manipolazione dei gameti femminili e maschili, e perché prevedono quasi sempre la fecondazione in vitro, cioè in provetta, e il successivo trasferimento dell'embrione nell'utero. La principale delle tecniche di secondo livello si chiama appunto Fivet, una sigla che significa Fecondazione in Vitro ed Embrio-Transfer.

Dalla Fivet che ha portato a una gravidanza per la prima volta nel 1978, derivano tutte le tecniche avanzate di PMA.

Quali sono le tecniche di primo livello della PMA?

Le tecniche di primo livello della PMA sono rappresentate da:

 

  • Il monitoraggio dell'ovulazione

  • La stimolazione dell'ovulazione

  • L'inseminazione

In cosa consiste il monitoraggio dell'ovulazione?

E' un metodo a metà strada tra diagnosi e terapia, consiste in una serie di ecografie che servono a controllare la crescita del follicolo (quella piccola sacca formazione, nelle ovaie, nel cui interno ogni mese matura un ovulo che potrà essere fecondato). Serve per verificare se l'ovulazione avviene oppure no, ed anche per mostrare alla coppia quali sono i giorni migliori per avere rapporti sessuali, favorendo quindi le probabilità di concepire un bambino.

Come viene effettuato:

La donna si sottopone ad ecografie transvaginali seriate (quotidiane o a giorni alterni o a distanza di più giorni) dalla fine delle mestruazioni fino ad ovulazione avvenuta, ed, eventualmente, a dosaggi ormonali (si tratta di esami del sangue) dell'estradiolo (prima dell'ovulazione) e del progesterone (dopo l'ovulazione).

In cosa consiste la stimolazione dell'ovulazione?

Se la donna ha cicli privi di ovulazione (anovulatori) o con ovulazione irregolare, possono esserle somministrate basse dosi di farmaci (clomifene citrato, per via orale, o gonadotropine FSH ed LH, per iniezione) che stimolano l'attività delle ovaie e la produzione di follicoli e aiutano lo "scoppio" del follicolostesso.

La stimolazione può essere consigliata anche a donne che ovulano normalmente per far sì che le ovaie producano più di un follicolo, aumentando quindi le probabilità di un concepimento.

I dosaggi dei farmaci vanno personalizzati (in base all'età ed alla costituzione corporea) e all'eventuale successiva metodica di PMA che si prevede di utilizzare (inseminazione o tecnica di secondo livello).

Se le dosi di farmaci utilizzate sono troppo basse si rischia di non avere alcun follicolo, se troppo alte c'è il rischio di gravidanze plurigemellari per cui durante il trattamento la crescita follicolare viene seguita attraverso ecografie e dosaggi dell'estradiolo (l'ormone prodotto dai follicoli stessi).

Nel momento in cui un numero sufficiente di follicoli raggiunge un adeguato stadio di crescita, viene iniettato un farmaco induttore dell'ovulazione e si può procedere o con i rapporti mirati o con una tecnica di PMA.

In cosa consiste l'inseminazione intra uterina (IUI)

La IUI è la più diffusa tra le tecniche di PMA di base: in pratica, gli spermatozoi vengono introdotti direttamente nell'utero della donna per facilitare l'incontro con l'ovocita. È indicata, per esempio, quando c'è un problema durante il passaggio degli spermatozoi nel muco cervicale perché permette di depositarli direttamente nell'utero, oppure nei casi di lieve oligoastenospermia (quantità, motilità o forma degli spermatozoi al di sotto della norma) perché prima dell'inseminazione il liquido seminale viene trattato in modo da migliorarne la qualità.

Si ricorre all'inseminazione anche quando si utilizza seme proveniente da un donatore (ma in Italia ciò è vietato dalla Legge 40) o come prima terapia nei casi di infertilità inspiegata (infertilità idiopatica). Vediamo in che modo:

Gli spermatozoi possono essere depositati nella vagina (inseminazione intravaginale, IVI), nel canale cervicale (inseminazione intracervicale, ICI), nelle tube (inseminazione intratubarica, ITI) o nell'addome (inseminazione intraperitoneale, IPI). Ma la tecnica più usata prevede che vengano immessi per mezzo di un catetere nella cavità uterina (inseminazione intrauterina, IUI). Prima dell'inseminazione c'è il monitoraggio ecografico dell'ovulazione (vedi), eventualmente preceduto da un blando trattamento ormonale di stimolazione dell'ovulazione stessa (vedi).

L'inseminazione si effettua dopo la somministrazione di un ormone, la gonadotropina corionica (HCG) o anche LH: l'ovulazione avviene circa 36 ore dopo l'iniezione, perciò si può calcolare il momento giusto per l'intervento. Qualche ora prima dell'inseminazione l'uomo deve fornire un campione di liquido seminale (può raccoglierlo anche a casa, in un contenitore sterile per le urine, purché lo consegni al centro medico entro 45 minuti) che viene sottoposto a un trattamento (capacitazione), per selezionare gli spermatozoi più mobili e morfologicamente normali.

Nei giorni successivi, può essere prescritta alla donna una terapia ormonale per aiutare l'impianto dell'embrione. Le percentuali di successo variano molto in base al numero di follicoli che si sviluppano e alla qualità del seme. In genere si consiglia di passare ad un'altra tecnica dopo 4­6 tentativi falliti di IUI.

 

Quali sono le tecniche di secondo livello della PMA?

 

Le tecniche di secondo livello più usate sono:

  • La FIVET

  • La ICSI

 

Le TECNICHE DI secondo LIVELLO MENO USATE invece sono:

  • Il Trasferimento intra-tubarico di gameti (Gamete intra-fallopian transfer Gift)

  • Il Trasferimento intra-tubarico di zigoti (zigote intra-fallopian transfer Zift) e il Trasferimento tubarico di embrioni Tet (tubal embryo transfer Tet)

  • Tecniche di prelievo chirurgico degli spermatozoi: Mesa, Tesa, Tese

 

ci sono poi tecniche vietate in italia e cioè:

  • La donazione di gameti (fecondazione eterologa)

  • La maternità surrogata

  • Il congelamento degli embrioni

  • La diagnosi genetica preimpianto

 

  • Tutte le tecniche di PMA di secondo livello (le più utilizzate sono Fivete Icsi) prevedono una serie di esami preliminari per escludere malattie che possano interferire tra gli altri si ricordano: gruppo sanguigno, cariotipo, screening della fibrosi cistica, epatite B e C, HIV; per lei anche ecografia pelvica e al seno, dosaggi ormonali, pap test, tampone vaginale per ricerca di chlamidia, micoplasma e trichomonas, anticorpi per rosolia, toxoplasmosi, cytomegalovirus, herpes; per lui spermiogramma e tampone uretrale.

Alla donna possono essere prescritti anche esami più invasivi, come la laparoscopia e l'isteroscopia.

In cosa consiste la Fecondazione in Vitro con Embryo Transfert (FIVET)?

La Fivet è una tecnica molto diffusa, che permette di trattare varie disfunzioni sia femminili che maschili ad esempio:

  • Endometriosi,

  • Occlusione bilaterale delle tube,

  • Mancanza o spermatozoi alterati (scarso numero, scarsa motilità, danni morfologici)

  • Alterazioni genitali maschili che impediscono agli spermatozoi di essere emessi con l'eiaculato;

  • E' anche indicata per l'infertilità idiopatica che non ha avuto risultati con tecniche di PMA di primo livello.

Una FIVET è una procedura complessa che dura circa quattro settimane, in varie fasi ed alcune di queste fasi possono variare in base alla terapia stabilita dal medico.

  • La prima fase del trattamento prevede la stimolazione ovarica. Quasi sempre il trattamento comincia con l'assunzione di farmaci (analoghi del GnRh o antagonisti del GnRh) che mettono a riposo l'ipofisi per impedire che a un certo punto del ciclo scateni l'ovulazione, disperdendo i follicoli prima del prelievo. Le ovaie vengono stimolate (in genere con gonadotropine) a produrre più follicoli contemporaneamente per recuperare più ovociti da fecondare. Il farmaco e la dose variano a seconda di come ci si aspetta che la paziente possa reagire al trattamento. Lo sviluppo dei follicoli viene controllato per mezzo di ecografie e dosaggi dell'estradiolo (l'ormone che aumenta con lo sviluppo dei follicoli), anche per scongiurare il pericolo di una iperstimolazione ovarica (un rischio per fortuna molto raro che provoca ingrossamento delle ovaie, accumulo di liquido nell'addome, e possibili complicazioni respiratorie, cardiache, epatiche e renali).

Quando i follicoli sono abbastanza sviluppati, si somministra una dose di Hcg o di Lh che ne completa la maturazione. Dopo 36 ore circa c'è l'ovulazione e quindi il prelievo degli ovociti.

  • La seconda fase del trattamento prevede il pick-up. Per prelevare gli ovociti si inserisce un ago sottilissimo nella parete della vagina e, con la guida di un ecografo, si aspira il liquido all'interno dei follicoli. Solo in rarissimi casi ­ se l'ovaio non è raggiungibile diversamente - il pick-up è effettuato con una piccola incisione dell'addome (laparoscopia). Il prelievo avviene in anestesia locale o generale. La terza fase del trattamento prevede la preparazione. Gli ovociti vengono esaminati al microscopio per controllare lo stadio di maturazione, quindi messi in coltura e in incubazione per qualche ora. Nel frattempo l'uomo deve produrre un campione di liquido seminale: alcuni centri fanno consegnare un campione di seme qualche giorno prima del pick-up e lo congelano. Nei casi di azoospermia è possibile recuperare gli spermatozoi direttamente dai testicoli tramite un intervento chirurgico (Mesa, Tesa, Tese). Anche il liquido seminale viene esaminato e sottoposto a una preparazione per recuperare gli spermatozoi più mobili e morfologicamente normali.

  • La quarta fase del trattamento prevede la fecondazione. Ovociti e spermatozoi vengono messi a contatto nel liquido di coltura. Se la legge non stabilisce un tetto, si possono fecondare tutti gli ovociti disponibili e decidere poi quanti embrioni trasferire nell'utero e quanti congelare. Dopo essere stati fecondati gli ovociti vengono rimessi in coltura, e dopo circa 20 ore si controlla se c'è stata la fecondazione. La quinta fase del trattamento prevede il transfer. Gli embrioni possono essere trasferiti nell'utero a vari stadi del loro sviluppo: in genere, il secondo o il terzo giorno dopo il pick-up. Al di là di eventuali limiti di legge, la scelta del numero di embrioni varia in base al caso (stato di salute, età della donna): la maggior parte dei centri sceglie di trasferire al massimo 3 embrioni, riducendoli a 2 se la donna è molto giovane o se la qualità degli embrioni è molto buona e aumentandoli a 4 se la donna non è giovane, gli embrioni non sono di buona qualità, ci sono già stati precedenti fallimenti di Fivet. Gli embrioni vengono trasferiti per mezzo di un catetere inserito nel canale cervicale fino ad arrivare nell'utero.

Se la legge lo consente, gli embrioni congelati potranno essere utilizzati se il ciclo di Fivet fallisce e la donna non avrà bisogno di sottoporsi a ulteriori stimolazioni ormonali.

 

In cosa consiste la Iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (ICSI) e per chi è indicata?

La Icsi è indicata nei casi di grave infertilità maschile, perché dà la possibilità di ottenere una fecondazione con un solo spermatozoo per ogni ovocita (nella Fivet ne occorrono almeno 200 mila) e tali casi sono rappresentati da:

  • Oligospermia (concentrazione spermatica inferiore a 5 milioni/ml),

  • Teratospermia (con una percentuale di spermatozoi con forma normale inferiori al 7-8 per cento)

  • Astenospermia (motilità spermatica inferiore al 10 per cento), e anche se nel liquido seminale non ci sono spermatozoi e occorre prelevarli direttamente dall'epididimo o dal testicolo (con le tecniche chiamate Mesa, Tesa e Tesi, vedi).

La Icsi si usa inoltre quando gli ovociti sono pochi o se la Fivet non ha avuto esito. Come. La Icsi è identica alla Fivet, tranne nel modo in cui avviene la fecondazione: mentre nella Fivet l'ovocita e gli spermatozoi vengono messi a contatto nel liquido di coltura e si lascia che facciano tutto da soli, nella ICSI un singolo spermatozoo viene iniettato con una microiniezione effettuata con l'aiuto di un microscopio a forte ingrandimento dentro ciascun ovocita.

Come. Nella Fivet c'è la stimolazione ovarica, l'utilizzo degli ovociti maturi e la preparazione del liquido seminale prima della fecondazione, cui vengono destinati solo gli spermatozoi morfologicamente migliori.

FAQ - Le risposte alle domande che tante donne si pongono prima di ricorrere alla fecondazione assistita.

I dubbi attorno alle tecniche di fecondazione assistita sono tanti. Come abbondano luoghi comuni e paure immotivate che spesso frenano le coppie (e soprattutto lei, sulla quale inevitabilmente ricade il compito di "rimediare" ad una infertilità di coppia) facendo perdere tempo prezioso. Abbiamo provato a selezionare le domande che tutte le donne, prima di affrontare in modo "medicalizzato" i propri problemi di infertilità, in genere si pongono.

Le stimolazioni ormonali hanno effetti collaterali? È vero che fanno ingrassare e causano sbalzi di umore?

Le stimolazioni ormonali possono causare disturbi come l'aumento di peso o oscillazioni dell'umore.

Sono sintomi che variano da soggetto a soggetto e molto legati al dosaggio. Comunque, non è scontato che si manifestino. In linea generale, è normale una condizione di ritenzione idrica (che può dare aumento di peso nell'ordine di 1-1,5 kg). Se il peso acquisito è maggiore è perché si possono avere cambiamenti nel desiderio/consumo di cibi particolari, come i carboidrati.

La donna che si sottopone a PMA corre rischi per la sua salute futura? Quanti cicli (con stimolazione ormonale) possono essere sopportati dall'organismo senza conseguenze pericolose?

Gli studi a disposizione sulle patologie ormono-indotte sono finora rassicuranti. Ma occorrono ancora migliaia di donne da seguire nel tempo per avere numeri che confermino il dato. Precauzionalmente non si consiglia di fare più di 5 super-stimolazioni (quelle in cui si recuperano più di 10 ovociti).

Dopo i 40 anni quali sono le percentuali di successo?

La fertilità nella donna cala poco a poco fino ai 40 anni, ma dopo quell'età il calo diviene repentino fino ai 45 e quindi drastico dai 45 ai 50 circa. Le probabilità di successo della PMA sono strettamente correlate con questo calo e migliorerebbero con la donazione degli ovociti, tecnica proibita in Italia. Dopo i 45 anni la PMA può essere praticata, ma le probabilità di successo diventano esigue.

Dopo i 40 anni la PMA è più stressante a livello psicofisico? Lo stress della PMA dopo i 40 anni è sicuramente notevole. La maturità non aiuta a elaborare i fallimenti e 'il poco tempo' a disposizione rende tutto più frustrante.

Di quanti ovociti dispone una donna nel corso della sua vita? La sovrapproduzione per effetto delle stimolazioni ormonali può portare a una menopausa precoce?

Il numero degli ovociti di ciascuna donna è determinato geneticamente. Che le stimolazioni ormonali della PMA possano accelerare il "consumo" dei follicoli e quindi anticipare la menopausa è una paura diffusa e in linea teorica potrebbe avere un fondamento. Gli studi effettuati finora però dimostrano che l'età media in cui si manifesta la menopausa in donne sottoposte anche a più cicli di PMA è attorno ai 50 anni ed è quindi comparabile con quella delle donne mai sottoposte a stimolazione ormonale. Anche i sintomi menopausali appaiono non correlati alle stimolazioni ovariche.

Come ci si può preparare alla fecondazione assistita?

Ci sono terapie di contorno che possono favorire l'esito di una PMA. In particolare si consiglia l'assunzione di integratori come l'acido folico e antiossidanti. Anche la pratica dell'agopuntura sembra dare effetti positivi nel favorire l'attecchimento dell'embrione. Dopo l'impianto dell'embrione anche una dieta senza alimenti fermentati (pane, pizza, dolci ecc.) potrebbe favorire l'attecchimento.

Sintomi menopausa - La visita ginecologica