Dott. Vincenzo Alvino

SPECIALISTA IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA
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Ultimo aggiornamento il 09/02/2016 alle ore 13:41
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Varici In Gravidanza

L'unico autorizzato ad effettuare una consulenza medica ed esprimere un parere riguardo ad una vostra richiesta è il vostro medico, per cui tutte le informazioni presenti sul sito hanno carattere puramente informativo e non possono in alcun modo sostituire quello che è il suo parere.

PROBLEMI VENOSI IN GRAVIDANZA

I consigli che seguono indicano alcune regole di stile di vita importanti per evitare o ridurre i problemi causati dalle vene varicose, oppure da malattie venose più sfumate per cui bisogna:

  • Evitare il più possibile di stare in piedi a lungo: la posizione eretta, per la forza di gravità, scarica sulle vene delle gambe la massa sanguigna e se queste sono incontinenti o varicose le dilata enormemente;

  • Non sedersi su sedie o poltrone troppo basse: l'eccessiva angolatura dell'articolazione del ginocchio provoca lo "strozzamento" delle vene superficiali;

  • Sforzarsi di camminare molto, se possibile nuotare: questi tipi di attività fisica sono benefici per il circolo venoso in quanto mantengono il tono muscolare in efficienza con relativo guadagno del ritorno venoso;

  • Chi è portatrice di una malattia venosa, soprattutto varicosa, deve evitare di stare troppo a lungo in ambienti caldi o vicino a fonti di calore (ad esempio esporsi a lungo al sole, bagni caldi ecc.);

  • Se le gambe sono molto pesanti, specie alla fine della giornata, dormire con le gambe leggermente sollevate (inserire un cuscino sotto il materasso);

  • In presenza di disturbi maggiori, valutare (con visita angiologica) l'opportunita' di indossare calze elastiche e/osolette flebologiche.


Come scegliere le calze elastiche

La calza elastica è, a tutti gli effetti, un dispositivo medico cioè curativo; la pressione che il prodotto deve esercitare a livello della caviglia deve essere pertanto correlata al grado di prevenzione che si vuole ottenere oppure alla patologia di cui la donna soffre.

Le calze elastiche sono classificate in base ad una scala, ideata in Germania, suddivisa in cinque classi, da 0 a 4 (K0, K1, K2, K3 e K4).

  • Le calze di compressione K0 sono ancora considerate NON terapeutiche e comprendono le cosiddette calze "riposanti".
  • Le calze di compressione K1 sono calze terapeutiche e producono una pressione di 20/30 mmHg alla caviglia: sono indicate in tutti i casi di vene varicose non complicate. Esteticamente le calze K1 sono molto simili a comuni calze coprenti e le ditte produttrici hanno diversi colori in catalogo, in modo da essere più gradevoli anche alla vista.Il materiale impiegatato nella loro realizzazione può essere cotone oppure microfibra.
  • Le calze di compressione K2 producono una pressione di 30/40 mmHg alla caviglia e sono indicate per insufficienze venose ad elevata pressione, specie con cospicuo gonfiore delle gambe alla sera.
  • Le calze di compressione K3 producono una pressione di 40/50 mmHg alla caviglia e sono indicate per insufficienze venose associate a sindrome post-tromboflebitica o con gonfiore costante durante tutto il giorno.
  • Le calze di compressione K4 producono una pressione di 50/60 mmHg alla caviglia e sono indicate per gravi insufficienze venose o nel linfedema; il loro utilizzo è solo ospedaliero.

COSA VUOL DIRE AVERE PROBLEMI DI VENE VARICOSE DURANTE LA GRAVIDANZA

Disturbi come stanchezza, sensazione di pesantezza e tensione nelle gambe, formicolii notturni, impressione di "scosse elettriche" all'inguine o alla caviglia, piedi gonfi e vene varicose che compaiono rapidamente o che ulteriormente s'ingrossano fanno parte dei piccoli problemi quotidiani di una futura mamma.

Molte donne presentano una familiarità per le malattie venose ed è noto che il riscontro di una malattia venosa nei genitori o nei parenti più stretti costituisce un "terreno fertile" sul quale possono svilupparsi una o più patologie a carico delle vene. Il manifestarsi di tale malattia non è la norma, ma è tuttavia molto frequente e richiede la combinazione di uno o più fattori scatenanti e la gravidanza, per i motivi che verranno illustrati in seguito, è il più importante di questi. 

FATTORI DI RISCHIO PER LO SVILUPPO DI UNA MALATTIA VENOSA

Ricordiamo i maggiori cofattori che rendono possibile l'insorgere di una malattia venosa in gravidanza nelle pazienti predisposte:

  • Il lavorare troppo spesso sedute o troppo spesso in piedi, senza poter alternare le due posizioni per periodi sufficientemente lunghi (almeno un quarto d'ora) oppure senza eseguire piccoli passi sulla punta dei piedi o sollevare ritmicamente i talloni;

  • L'uso di calzature non idonee (tacco troppo basso o inesistente, punta troppo stretta) perché appiattendo la pianta del piede non viene favorito il ritorno del sangue al cuore e causano il suo ristagno in periferia; questo sangue residuo "gonfia" le vene e porta alla loro dilatazione permanente (varice);

  • L'abitudine di usare acqua troppo calda per il bagno, a causa della vasodilatazione massiva che essa provoca; 

  • La ceretta depilatoria eseguita a caldo, che risulta essere lesiva per lo shock termico che provoca sui capillari e le piccole vene (calore elevato senza possibilità di raffreddamento immediato della pelle);  

  • L'esposizione sconsiderata ai raggi del sole, soprattutto per periodi troppo lunghi e nelle ore troppo calde oltre al danno causato dal calore, i raggi solari provocano anche un impoverimento del tessuto sottocutaneo che viene sostituito, soprattutto nelle vicinanze delle vene superficiali, da tessuto fibroso, molto meno elastico. Questa rigidità tissutale può provocare una maggiore sporgenza della vena verso la superficie oppure un minor effetto ammortizzante dei confronti di traumi accidentali. Tutte queste considerazioni valgono anche per le tecniche di abbronzatura artificiale.

E CHI INVECE HA GIA' UNA MALATTIA VENOSA O LE VARICI?

Una percentuale di donne, invece, potrebbero già essere affette da una patologia venosa prima della gravidanza; in questi casi le modificazioni anatomiche e funzionali che accompagnano la circolazione venosa soprattutto durante gli ultimi mesi di gravidanza possono causare un'accelerazione dei processi varicosi che diventano più gravi e visibili. Molte di loro presentano già varici alle gambe. In questi casi rientrano anche le donne che hanno subito lesioni alle valvole delle vene femorali (le vene profonde delle gambe) o delle vene safene (le grosse vene della faccia interna delle gambe) durante la/le gravidanze precedenti.

Occorre tener presente che questi disturbi non sono solo antiestetici ma comportano anche il rischio d'infiammazione (definita "flebite") per le vene infiammate e dilatate in modo abnorme.

Tale rischio aumenta statisticamente dopo la prima gravidanza: le vene varicose che tendono a peggiorate durante una gravidanza presentano una parete molto più fragile che, a causa della loro superficialità, va incontro facilmente a fenomeni di infiammazione dovuti a traumi (anche quelli domestici di modesta entità) oppure a stiramenti e trazioni asimmetrici, a causa della tortuosità della vena, con pericolo di occlusione del flusso venoso e seguente infiammazione (flebite e/o varicoflebite) oppure occlusione di un tratto venoso (tromboflebite).

Alla luce di quanto esposto, appare evidente che è bene prevenire tali problematiche o, qualora esistano già, prendere efficaci contromisure per ridurre l'estensione e l'intensità di tali disturbi in modo da affrontare la gravidanza con le migliori condizioni circolatorie possibili.

Quindi ci sono validi motivi per agire contro i problemi causati dalle vene varicose; li possiamo così riassumere brevemente:

  • Le varici sono antiestetiche per le le gambe, modificando anche il piacere di indossare alcuni capi di abbigliamento perché " esponengono molto" le parti colpite dalle varicosità;

  • Le varici disturbano di fatto il benessere fisico durante la gravidanza, che rimane, pur nella sua fisiologicità, sempre uno status nel quale la donna tende ad essere insofferente anche verso situazioni di minima portata;

  • Le varici comportano rischi di flebiti e trombosi, soprattutto alla fine della gravidanza, con relativi problemi di gestione familiare e di allattamento al seno;.

  • Le varici sono un pesante onere per il sistema circolatorio della madre e del bambino; esse costituiscono delle vie di fuga attraverso le quali il sangue, che dovrebbe ritornare al cuore lungo la via più breve e rettilinea, viene deviato e rallentato, con conseguente esposizione della parete vasale e dei tessuti alle sostanze tossiche per un periodo più prolungato (ricordo qui che il sangue venoso è povero di ossigeno e contiene molte scorie del metabolismo cellulare (i polmoni ed i reni sono le strutture dell'organismo che provvederanno alla sua ossigenazione ed alla sua depurazione).

LA GRAVIDANZA PUO' ACCENTUARE E  FAVORIRE LE MALATTIE VENOSE.

Si farà attenzione a quali sono le modificazioni che la gravidanza apporta alla circolazione della donna, sia in senso quantitativo che in senso qualitativo e perché tali modifiche possono rendere manifesta una malattia venosa rimasta, fino ad allora latente.

La gravidanza provoca fisiologicamente:

  • L'aumento del volume del sangue. Già all'inizio della gravidanza il volume del sangue aumenta, complessivamente, del 20%. Per tale motivo, quando si sta in piedi, aumenta anche la stasi nelle gambe. Le donne che presentano un ritorno venoso insufficiente per uno o più motivi esposti in precedenza subiscono un danno venoso già dai primi mesi di gravidanza.

  • La diminuzione del tono vascolare provocato dagli ormoni della gravidanza (dilatazione dei vasi in seguito alla diminuzione della tensione della parete vascolare). Gli ormoni che il corpo della donna secerne a protezione della gravidanza esplicano numerosi funzioni tra cui quello di mantenere rilassata la muscolatura uterina prima del parto e, con meccanismo analogo, mantengono rilassata anche la muscolatura dei vasi sanguigni. La capacità venosa aumenta considerevolmente (ossia le vene, soprattutto quelle profonde, si gonfiano enormemente) e nelle vene, eccessivamente piene, la velocità del sangue diminuisce. Ciò costituisce un'ulteriore causa dei problemi tipici della gravidanza perché genera pesantezza, tensione delle gambe, sensazione di "scossa elettrica", formicolii e piedi gonfi. Inoltre può costituire la base per l'instaurarsi di una trombosi venosa profonda alla fine della gravidanza.

  • L'aumento della pressione nelle gambe sia in posizione eretta che supina, provocato dalla compressione esercitata sulle vene del bacino dall'utero gravido che sta aumentando di volume. Questo aumento è presente all'inizio soprattutto quando si resta in posizione eretta, ma nella seconda metà della gravidanza anche quando si resta sdraiate, a causa del peso dell'utero sulle strutture venose del bacino. Il rallentamento del ritorno venoso dalla periferia al cuore aggrava ulteriormente il gonfiore delle vene, superficiali e profonde.

  • L'aumento della coagulabilità del sangue. La normale composizione del sangue è modificata, con lo scopo di proteggere il feto durante la gravidanza. In condizioni di ritorno venoso molto rallentato tuttavia tale modificazione può indurre una trombosi delle vene superficiali oppure delle vene profonde, in vicinanza del parto. 

E' POSSIBILE CERCARE DI NON AVERE PROBLEMI DI VENE IN GRAVIDANZA?

Esistono dei validi rimedi a tutto ciò; i consigli che seguono ribadiscono alcune regole di stile di vita che sono indispensabili durante la gravidanza per evitare o ridurre di molto i problemi causati da vene varicose oppure da malattie venose più sfumate:

  • Innanzitutto è bene evitare il più possibile di stare in piedi a lungo: la posizione eretta, per la forza di gravità, scarica sulle vene delle gambe tutta la massa sanguigna e se queste sono incontinenti o varicose, le dilata enormemente.

  • Non bisogna sedersi su sedie o poltrone troppo basse; l'eccessiva angolatura dell'articolazione del ginocchio provoca lo "strozzamento" delle vene superficiali. Qualora le vene superficiali fossero anche varicose, ci si espone al rischio di una flebite o varicoflebite.

  • Sempre con lo scopo di evitare un eccessivo rallentamento del ritorno venoso al cuore, è bene evitare le sedie con bordi duri che possano comprimere, solo con il peso del corpo, le vene superficiali.

  • Occorre sforzarsi di camminare molto, se possibile nuotare: questi tipi di attività sono dei toccasana per il circolo venoso e mantengono il tono muscolare in efficienza, con relativo guadagno del ritorno venoso.

  • Quando si sta sedute a lungo sul posto di lavoro, alzarsi in piedi per qualche momento e portare calze elastiche.

  • Bisogna evitare i bagni troppo caldi e le situazioni ambientali dove la temperatura sia troppo elevata.

  • Chi è portatrice di una malattia venosa, soprattutto varicosa, deve evitare di stare troppo a lungo con le gambe al sole; frequentare la spiaggia nelle prime ore del mattino e nelle ore serali, camminare sul bagnasciuga, usare creme solari con fattore elevato e stare seduta sotto l'ombrellone con le gambe protette da un asciugamano umido sono piccole regole che devono essere adottate dalle donne in gravidanza che soggiornano in luoghi di villeggiatura marittimi.

  • Nei giorni caldi, afosi o dopo una giornata faticosa, raffreddare attivamente le gambe con docce d'acqua tiepida dai piedi al ginocchio.

  • Se le gambe sono molto pesanti, specie alla fine della giornata, dormire con i piedi leggermente sollevati (inserire un cuscino SOTTO il materasso).

  • Mettere COSTANTEMENTE le calze elastiche. A questo proposito vale la pena aprire una parentesi sull'argomento e ricordare che l'acquisto di una calza elastica è spesso effettuato in maniera impropria spesso attirate dalla pubblicità di calze elastiche "confortevoli" oppure "riposanti", molte donne acquistano prodotti inadatti ad ovviare ai sintomi lamentati o, più spesso, insufficienti a curare in modo appropriato la malattia venosa di base (presenza di vene varicose più o meno estese, gambe gonfie alla sera, prurito alle caviglie). La calza elastica è, a tutti gli effetti, un dispositivo medico, cioè curativo; la pressione che il prodotto deve esercitare a livello della caviglia deve essere pertanto correlata al grado di prevenzione che si vuole ottenere oppure alla patologia di cui la donna soffre.

Le calze elastiche, come abbiamo detto all'inizio, sono classificate in base ad una scala, ideata in Germania e identificata dalla certificazione GZ-RAL 387, suddivisa in classi, da 0 a 4 (K1, K2, K3 e K4). E' fondamentaleche la calza terapeutica disponga della certificazione di questa normativa.

  • Le calze di compressione K0 o calze di supporto, NON terapeutiche, comunemente dette "riposanti" che hanno una compressione alla caviglia uguale o inferiore a 18 mmHg.

  • Le calze di compressione K1 sono calze terapeutiche e producono una pressione di 18-21 mmHg alla caviglia ; sono le calze che vengono prescritte a tutte le donne dopo i primi 5 mesi di gravidanza. Nei primi mesi, infatti, in assenza di patologie venose la donna può limitarsi ad indossare calze di supporto con compressione 18 mmHg.

  • Le calze K1 sono indicate anche in tutti i pazienti, maschi e femmine, che soffrano di vene varicose non complicate. Esteticamente le calze K1 sono molto simili a comuni calze coprenti e le ditte produttrici hanno diversi colori in catalogo, in modo da risultare più gradevoli anche alla vista. La materia impiegata nella loro realizzazione può essere cotone oppure microfibra.

  • Le calze di compressione K2 producono una pressione di 23-32 mmHg alla caviglia e sono indicate per insufficienze venose ad elevata pressione, specie con cospicuo gonfiore delle gambe alla sera.

  • Le calze di compressione K3 producono una pressione di 34-46 mmHg alla caviglia e sono indicate per insufficienze venose associate a sindrome post-tromboflebitica o con gonfiore costante durante tutto il giorno.

  • Le calze di compressione K4 producono una pressione maggiore di 49 mmHg alla caviglia e sono indicate per gravi patologie come il linfedema; il loro utilizzo è solo ospedaliero. 

QUAL'E' LA CALZA GIUSTA PER LA MIA CIRCOLAZIONE VENOSA?

La calza elastica minima da adottare, quindi, per la donna in gravidanza che non presenta varici alle gambe e con età gestazionale sotto il 5° mese, è quella codificata come "di supporto" a 18 mmHg, la variante al gambaletto risulta essere meglio tollerata del collant per evidenti motivi pratici. Ogni compressione inferiore non sortirà alcun effetto terapeutico, sia che si tratti di pesantezza serale delle gambe, sia che si tratti di malattie venose già presenti. A partire da 5° mese in avanti, la calza elastica dovrà appartenere alla classe K1.

Per la donna gravida con varici o con diagnosi di insufficienza venosa profonda, invece, la calza da usare nei primi 5 mesi di gravidanza sarà già una classe K1 che diventerà una classe K2 dopo il 5° mese. Del tutto inutile, in queste pazienti, l'adozione di calze "di supporto" durante i primi mesi di gravidanza, poiché questa classe di compressione non migliora affatto il ritorno venoso al cuore.

Per scegliere la calza giusta, qualora fossero presenti malattie delle vene, si può semplicemente eseguire un esame eco Doppler delle gambe ed una visita angiologica in modo da diagnosticare con certezza il tipo di malattia venosa e la giusta pressione da applicare alla vena o alle vene malate.

La tabella seguente riassume le corrette prescrizioni per la compressione in gravidanza: 

Classe di compressione

Paziente con varici

Paziente senza varici

DI SUPPORTO

NO

DALL'INIZIO FINO AL 5° MESE

K1

DALL'INIZIO FINO AL 5° MESE

DOPO IL 5° MESE

K2

DOPO IL QUINTO MESE

NO

 COME FACCIO A SAPERE SE LE MIE VENE "STANNO BENE"?

Un ultimo accenno alla diagnostica strumentale e alla diagnosi clinica delle malattie venose.

La visita angiologia, l'esecuzione di metodiche strumentali non invasive come il Doppler C.W. l'eco-Doppler o l'eco-color-Doppler sono in grado di visualizzare perfettamente il quadro emodinamico di una paziente. E' doveroso rimarcare che questi accertamenti andrebbero eseguiti prima della gravidanza, in modo da conoscere a priori se esiste un "terreno" predisponente alle malattie venose o se le vene varicose di cui una donna è portatrice necessitino qualche trattamento prima di affrontare una gravidanza.

ESISTONO FARMACI PER LA CURA DELLE VENE VARICOSE?

I farmaci venotonici possono essere impiegati per ridurre la sensazione di gonfiore delle gambe o la tensione emorroidaria; nessuno studio clinico ha dimostrato la loro sicura efficacia nel prevenire la rottura dei capillari della pelle e la conseguente formazione di microvarici o teleangectasie.

Questi farmaci devono essere prescritti dal Medico dopo una diagnosi di malattia venosa e, comunque, sono quasi privi di efficacia se il paziente non rimuove contestualmente la causa della malattia (ipertensione venosa, varici, stasi venosa periferica etc.).

La cura delle varici è essenzialmente chirurgica (vedi sotto).

Nelle pazienti con patologia da insufficienza venosa cronica si possono spesso associare farmaci "venotonici". La categoria più conosciuta è quella dei BIOFLAVONOIDI, che contengono estratti vegetali di DIOSMINA, OXERUTINA, TROXERUTINA, RUTOSIDE ed ESCINA.

Un gruppo minore di sostanze capillaroprotettrici comprende altri estratti vegetali come la MIRTILLINA e la CENTESINA.

Un altro punto importante riguarda la dose giornaliera da assumere:

  • Composti a base di OXERUTINA producono effetti tangibili con dosi di almeno 1 grammo/giorno;

  • La DIOSMINA esplica la sua azione con dosaggi variabili, a secondo della patologia, da 500 milligrammi a 1 grammo/giorno;

  • Per la TROXERUTINA la dose terapeutica varia tra 300 e 600 milligrammi/giorno;

  • MIRTILLINA e CENTESINA devono essere assunte con una dose di almeno 320 milligrammi/giorno.

Poiché molti di questi composti sono disponibili nelle Farmacie come "integratori dietetici" e quindi sono acquistabili senza ricetta medica, essi hanno avuto enorme diffusione in questi anni, inevitabilmente però l'assunzione di queste sostanze, non seguita da una terapia medica per correggere il difetto o la causa del gonfiore/pesantezza/presenza di capillari o varici alle gambe, ha fatto sì che la loro efficacia si sia limitata a pochi casi, spesso anche di breve durata, nei quali semplicemente l'adozione di opportune norme igienico-comportamentali da parte del paziente con malattia venosa avrebbe sortito il medesimo effetto.

Quindi si potrebbe ragionevolmente affermare che i farmaci venotonici danno un contributo discreto alla rimozione dei sintomi e completano, assieme all'uso della calza elastica e alle regole igienico-comportamentali di cui si è discusso prima, la terapia flebologica appropriata al caso.

Si possono trattare LE VARICI in gravidanza?

Le vene varicose possono essere eliminate per via chirurgica; oggi è disponibile anche la flebectomia ambulatoriale in anestesia locale; un'altra strada è rappresentata dalle iniezioni di sostanze sclerosanti, che "cancellano" la vena mediante una reazione di flebite chimica, completamente atossica. In tutti questi casi la paziente è in grado di riprendere le normali attività quotidiane in poche ore o, nel caso di un intervento chirurgico per l'eliminazione di tutta la vena safena, in pochi giorni.

Bisogna ricordare, però, che questi presidi terapeutici non si possono utilizzarere in gravidanza.

Sintomi menopausa - La visita ginecologica